Viaggiare é ascoltare…
Paolo Rumiz ricorda l’imprevista proposta del figlio Michele sedicenne alcuni anni fa: “Papà, facciamo un viaggio insieme?”
Il viaggio intrapreso con il secondogenito, Trieste – Vienna, in bicicletta con il bagaglio ridotto a due sacche, una settimana di inizio primavera, si è rivelato sorprendente: il mondo circostante si manifestava con suoni, odori, colori che venivano percepiti dai sensi allertati ed amplificati, a cui si aggiungevano anche le sensazioni comunicate dal figlio che condivideva ciò che avvertiva.
L’esperienza è stata importantissima non solo per il rapporto di complicità venutosi a creare tra i due, ma anche perché ha dato la stura ad una serie di viaggi, divenuti poi reportage, pubblicati a puntate su “Repubblica” e molto apprezzati dal pubblico. Istanbul, l’Europa dell’Est, i confini dell’Europa…
I mezzi utilizzati sono sempre stati lenti (bicicletta, autobus, corriere) perché solo così il viaggiatore conosce il mondo, parla con la gente del luogo, osserva usi e costumi.
Il bagaglio deve essere sempre leggero, uno zaino di non più di sei chili : “La leggerezza moltiplica le possibilità di incontro”sottolinea.
Consiglia a tutti i giovani presenti di intraprendere un viaggio con uno dei genitori o con tutti e due, ma …separatamente. Garantisce sorprese!
Rumiz, dopo aver elencato i suoi viaggi più noti nei Balcani, durante la guerra, in Afghanistan dopo l’abbattimento delle torri gemelle, sui confini dell’Europa, seimila chilometri a zigzag, traccia un rapido identikit del viaggiatore, colui che sa ascoltare la strada e le sue voci. Il viaggiatore si mimetizza, si infiltra nella nuova realtà, la conosce lentamente viaggiando con mezzi pubblici o in bicicletta e, prima di fare domande, ascolta. Ascolta le lingue che non conosce, i toni, i gesti, il modo con cui “si disegnano i concetti”. “Ascolta i luoghi e i paesaggi” che suscitano emozioni e parlano delle presenze dei trapassati. Si mette in ascolto per incontrare l’altro. “Il viaggio serve per incontrare persone che non ci assomigliano e dalle differenze emergono parti di noi che non conoscevamo. Attraverso la diversità mi conosco meglio”
Il viaggiatore non aggredisce con domande l’interlocutore, annota discretamente i suoi appunti su taccuini o al margine di un giornale e…ascolta. Solo ascoltare arricchisce e dà forza alla voce interiore di narrare.